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“Non si può risolvere un problema utilizzando gli stessi strumenti che hanno causato il problema” è seguendo questo mantra che abbiamo voluto immaginare un’infrastruttura in grado di risolvere in un colpo solo i problemi di traffico, inquinamento, isole di calore e gli effetti del cambiamento climatico.

Siamo partiti dalla piramide della mobilità, come è stata pensata nel corso del ‘900 e come dovrebbe essere strutturata nel nuovo millennio per garantire accessibilità, sicurezza e socialità per il maggior numero di persone: ovvero dare massima priorità a chi si muove a piedi, poi a chi si muove in bicicletta, alla micromobilità e alle cargo bike, per poi passare al trasporto pubblico e, finalmente alle auto, in sharing o private.

Abbiamo deciso quindi di applicare questa logica a uno dei territori più inquinati e congestionati d’Europa, l’asse viario Milano – Sesto San Giovanni – Monza, che ogni giorno conta almeno 30 mila veicoli a motore privati che percorrono ogni giorno una media di 8,6 km (tra andata e ritorno): una distanza che, in bicicletta, può essere percorsa senza impattare sulla qualità dell’aria in meno di 30 minuti, ovvero meno dell’attività fisica minima giornaliera consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Dopo un attento studio di tutte le possibili alternative, abbiamo deciso di puntare sull’asse di Viale Sarca, una strada secondaria, sovradimensionata rispetto al traffico reale e che molto spesso viene utilizzata semplicemente come bypass per evitare gli autovelox e i semafori di Viale Fulvio Testi.

E qui ci siamo chiesti: cosa succederebbe se sottraessimo 8 dei 1937 km di strade del Comune di Milano al traffico privato e motorizzato? Dopo una valutazione delle varie intersezioni e dei flussi, ci siamo resi conto che non ci sarebbero state grosse conseguenze negative e che, anzi, gli effetti positivi avrebbero di gran lunga surclassato gli effetti negativi.

Da qui, abbiamo immaginato la sezione stradale: eliminando auto e parcheggi per lasciare spazio unicamente a persone, alberi, prati fioriti, bici e trasporto pubblico. E il risultato è quello che vedete qui sotto, opportunamente renderizzato dallo studio Montieri e Macchi (che ringraziamo).

E così è nata MIMO: quella che potrebbe essere la prima green way metropolitana al mondo nata in un contesto densamente urbanizzato.

Secondo le prime valutazioni fatte, stimiamo  che la green way MIMO potrebbe cambiare radicalmente la vita di oltre 75.000 persone residenti nel territorio e ridurre di almeno 10.000 unità il numero di automobili che ogni giorno percorrono l’asse Milano – Sesto S. Giovanni – Monza e Monza – Sesto San Giovanni – Milano migliorando in questo modo la qualità dell’aria. Oltre a questo i 5.000 alberi da piantumarsi lungo il percorso garantirebbero la riduzione delle temperature di circa 3° C degli edifici lungo il percorso e una capacità di assorbire circa 1000 tonnellate di CO2/anno.

Il beneficio della riqualificazione ricadrebbe, quindi, non solo sulla qualità della vita e dell’aria, ma anche sul patrimonio immobiliare che potrebbe aumentare il proprio valore tra il 12% e il 23%. Anche le attività commerciali beneficerebbero di questo cambio di destinazione d’uso dello spazio pubblico: sulla base di operazioni analoghe svolte in altre città in giro per il pianeta, si stima che le attività commerciali situate lungo il percorso potrebbero aumentare il proprio giro di affari di una quota compresa tra il 35% e il 55% grazie all’aumento dei flussi e alla nuova attrattività di zone oggi marginali e abbandonate a se stesse.

Abbiamo presentato questa proposta in occasione del 5° anniversario dalla fondazione della nostra azienda che abbiamo festeggiato nella nostra nuova sede di Milano che si affianca a quella di Monza.

I partecipanti alla presentazione hanno reagito in modo estremamente positivo.

https://twitter.com/bikenomistcom/status/1220087056954773504

E così anche i lettori di Bikeitalia.it che hanno commentato con entusiasmo la nostra proposta.

Paolo Pinzuti

Cycling Executive Officer

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